Argentina Bonetti Altobelli
Politica e sindacalista ha contribuito alla nascita del Partito Socialista Unitario
Il fuoco sacro ardeva sempre in me contro i pregiudizi e le superstizioni che incatenavano il cuore e la mente della donna, e cercavo il mezzo di manifestare il mio pensiero e fare qualcosa che poteva essere utile alla partecipazione delle donne alle opere civili, oltre a quelle familiari.
Argentina Bonetti Altobelli è stata la prima italiana a diventare dirigente sindacale.
Nata il 2 luglio 1866 a Imola, in una famiglia di idee liberali e patriottiche, suo padre aveva combattuto con Garibaldi per l’unità d’Italia nelle battaglie risorgimentali e sua madre ne condivideva gli ideali.
All’età di sette anni era stata affidata agli zii paterni che vivevano a Bologna e che la crebbero come una figlia. Interessata molto più alla lettura che ai giochi, appena riceveva qualche soldo andava a comprare un libro e aveva creato una sua piccola biblioteca che venne distrutta dai tutori che temevano che diventasse troppo intelligente e ribelle e che la sua salute venisse deteriorata, soprattutto dalle letture notturne. Erano tempi in cui non si incoraggiava l’istruzione femminile, soprattutto nei piccoli centri.
Ma tale era il suo desiderio di conoscenza che, sebbene le fosse impedito di seguire studi regolari, aveva acquisito da autodidatta una notevole cultura, sviluppando, negli anni, il bisogno di impegnarsi a favore delle persone più disagiate e soprattutto delle donne.
A Parma, dove si era trasferita per studiare giurisprudenza, era entrata in contatto con un gruppo mazziniano e aveva iniziato la sua opera di propaganda. Nel 1884 ha tenuto la sua prima conferenza pubblica sul tema dell’emancipazione femminile.
Allontanatasi dai circoli repubblicani, aveva trovato ispirazione nelle idee socialiste con tutto il fervore ardente e l’entusiasmo giovanile di fare qualcosa di utile e proficuo ad una classe diseredata, e specialmente per le donne, che erano maggiormente avvilite e sfruttate.
La sua attività propagandistica era continuata al suo ritorno a Bologna dove aveva ricevuto incarichi importanti nonostante le maestranze maschili ne scoraggiassero l’impegno.
In breve tempo la sua attività politica venne segnalata dalla pubblica sicurezza come persona pericolosa che aveva un autorevole ascendente sulle masse ignoranti che l’ascoltano e ne seguono gli ordini e i consigli.
Nel 1889 aveva sposato Abdon Altobelli, scrittore e uomo di vasta cultura che ne incoraggiava l’impegno e l’anno seguente venne eletta Presidente della Società Operaia di Bologna.
Entrata a far parte della Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Bologna nel 1893, la sua attività di propaganda travalicava i confini regionali.
Ha fatto parte del Consiglio Direttivo della Cgdl (Confederazione Generale del Lavoro) fin dalla fondazione e, nel 1901, in occasione del Congresso di Bologna, ha contribuito alla nascita della Federazione nazionale dei lavoratori della terra, una delle più importanti categorie organizzate dal sindacato, di cui è stata ininterrottamente segretaria fino al suo scioglimento ad opera del fascismo. In qualità di delegata dell’Alleanza femminile italiana ha partecipato alla IIª Conferenza internazionale femminile di Amsterdam ed è stata la rappresentante socialista al Congresso internazionale delle donne di Berlino, dove ha conosciuto personalità come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin.
Nel 1906 è entrata nel consiglio direttivo Confederazione Generale del Lavoro
e due anni dopo, nella Direzione del partito.
Ha contribuito alla fondazione del Comitato Nazionale dell’Unione Femminile Socialista nel 1912 e venne nominata dal governo Giolitti come rappresentante dei contadini nel Consiglio Superiore del Lavoro presso il Ministero dell’Agricoltura e Commercio, incarico confermato dopo il mandato di tre anni.
Tra il 1915 e il 1917 ha presentato quattro memoriali al ministro dell’agricoltura per avviare il processo di socializzazione della terra.
Al termine della prima guerra mondiale era entrata nella commissione incaricata di riorganizzare la produzione agricola postbellica.
È stata nel Consiglio di amministrazione e nel comitato esecutivo della Cassa Nazionale Infortuni fino al 1920, anno in cui ha partecipato, ad Amsterdam, al Congresso Internazionale dei Lavoratori della Terra, presentando un ampio resoconto sull’attività ventennale della Federterra.
Fautrice di molte battaglie per l’emancipazione femminile, compresa quella per il divorzio, ha dedicato buona parte del suo impegno al miglioramento delle condizioni delle persone più umili, primi tra tutti i lavoratori e le lavoratrici della terra, battendosi sul terreno dei diritti, delle normative e dei miglioramenti salariali, con particolare attenzione all’universo bracciantile e a quello mezzadrile.
Convinta che una giusta posizione della donna nella società fosse direttamente collegabile alla più vasta lotta per la trasformazione dei rapporti sociali che rendevano possibile lo sfruttamento, si era impegnata in sostegno del progetto di Anna Kuliscioff per una legge del lavoro femminile.
Nel 1922 ha partecipato alla fondazione del Partito Socialista Unitario prima di essere costretta a lasciare le attività politiche e sindacali dal regime fascista.
Sul giornale La Terra, aveva sferzato un attacco diretto a Mussolini che aveva definito fascista proletario, rivolgendosi a lui come “sicario pagato dagli agrari… tiranno della reazione… flagellatore dei deboli… assassino dei tuoi fratelli“.
Nel 1924, dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti, il duce, in un tentativo di pacificazione con i socialisti, le aveva offerto di fare la Sottosegretaria all’Agricoltura ma lei aveva aveva rifiutato dichiarando che “la vera rappacificazione era il ripristino della libertà“. Attestandosi su una posizione di esiliata in patria, si era schierata tra coloro che esprimevano l’opposizione al fascismo attraverso il rifiuto e il silenzio.
Ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita a Roma, a casa della figlia, mantenendosi con umili lavori, senza poter beneficiare di alcun contributo pensionistico, lei che si era battuta per tutta la vita affinché i lavoratori e le lavoratrici avessero assicurata la vecchiaia.
Si è spenta il 26 settembre 1942 ed è sepolta al Cimitero del Verano.
Il suo archivio è raccolto presso la Fondazione Argentina Altobelli e presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati.
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