Carola Rackete è la comandante di navi e attivista arrivata alla cronaca internazionale per il suo coinvolgimento in operazioni di soccorso migranti nel Mar Mediterraneo.
Nata l’8 marzo 1988 a Preetz, in Germania, si è laureata in Scienze navali e trasporti marittimi nel 2011. Il Bachelor in Scienze nautiche conseguito presso la Jade University corrisponde ai requisiti necessari per la licenza di capitana della Federal Maritime and Hydrographic Agency of Germany.
Nel 2018 ha conseguito un master in tutela dell’ambiente presso la Edge Hill University in Inghilterra.
A 23 anni era al timone di una nave a spaccare il ghiaccio del Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi. A 25 era secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, a 27, aveva lo stesso ruolo nella Arctic Sunrise di Greenpeace. Appena trentenne pilotava piccole barche per escursioni nelle terre più a nord del pianeta, le isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico prima di lavorare come volontaria per diverse ONG per salvare vite umane.
Nel 2018 ha preso parte alle ricerche di naufraghi a bordo di un aereo, il Colibri, dell’ONG francese Pilotes volontaires, che dal gennaio di quell’anno conduceva ricerche in acque internazionali al largo della Libia, dove dal 2014 circa 15 000 persone erano morte mentre tentavano di raggiungere l’Europa.
La sua notorietà è cresciuta esponenzialmente nel 2019 quando, da capitana della nave Sea-Watch 3, battente bandiera olandese, è stata impegnata in operazioni di ricerca e salvataggio di persone migranti naufragate nel Mar Mediterraneo, spesso ostacolate dalle politiche di chiusura dei porti dei paesi europei e dalla criminalizzazione degli aiuti umanitari.
Nel giugno 2019 ha soccorso 53 migranti al largo delle coste libiche e ha tentato di attraccare nei porti italiani o maltesi, ma entrambi i paesi hanno negato il permesso di sbarco. In seguito a una situazione di stallo, durata diversi giorni, e temendo per la sicurezza dei migranti a bordo, Carola Rackete ha deciso di infrangere il divieto e di entrare nel porto di Lampedusa, in Italia.
Questo gesto le ha comportato l’arresto da parte delle autorità italiane, oltre a critiche e minacce di rappresaglia da parte di alcuni politici italiani. La sua azione ha attirato l’attenzione internazionale e sollevato il dibattito riguardante la gestione europea della crisi delle persone rifugiate.
Dopo essere stata rilasciata dalle autorità italiane, è diventata un simbolo della lotta per i diritti delle persone migranti e contro la criminalizzazione dell’aiuto umanitario.
Ha continuato a essere attiva nel sostenere le operazioni di soccorso e la sensibilizzazione riguardo alla questione dei migranti, lavorando con diverse organizzazioni non governative.
Ha creato un podcast in cinque episodi per raccontare le lotte delle comunità indigene del Sud del mondo, contro le nuove forme di neocolonialismo e per una maggiore giustizia climatica.
Tra i numerosi viaggi, in Argentina ha documentato come l’industria petrolifera avveleni le falde d’acqua del Rio Negro.
Nel luglio 2023 ha dichiarato che si candiderà alle successive elezioni per il parlamento europeo con la lista Die Linke.
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