Edmonia Lewis è la scultrice statunitense che si è affermata nella Roma dell’Ottocento.
Le sue statue neoclassiche sono ospitate in importanti musei come lo Smithsonian American Art Museum e il Montgomery Museum of Fine Arts.
Nata il 4 luglio 1844 a Rensselaer, New York, da padre haitiano e madre Mississauga Ojibwe (popolazione di nativi americani), rimasta orfana in tenera età, venne cresciuta da parenti. Ha vissuto un’infanzia povera in un paese in cui la maggior parte delle persone nere erano ancora in schiavitù.
Era una ragazzina brillante e determinata e ha potuto frequentare l’Oberlin College, uno dei pochi che accettava persone nere, nel 1859, grazie all’aiuto del fratello maggiore che lavorava come minatore.
Ben presto ha lasciato la scuola a causa di un vero e proprio accanimento nei suoi confronti. Era una giovane dallo spirito libero che mal si adattava alla mentalità vittoriana fatta di regole, buone maniere e falsità. Dopo essere stata accusata di voler avvelenare due sue compagne era stata picchiata e abbandonata agonizzante di notte in un campo al gelo.
Si era trasferita a Boston col desiderio di realizzare la sua passione per l’arte, più potente delle difficoltà che incontrava sul suo cammino.
Avvicinatasi ad ambienti abolizionisti, ha lavorato con lo scultore Edward A. Brackett. Si manteneva soprattutto grazie alla vendita di medaglioni raffiguranti figure celebri della lotta alla schiavitù.
Il desiderio di andare via da un paese razzista che non offriva possibilità a una donna nera l’ha portata a Roma, città cosmopolita e centro di attrazione culturale, dove aveva trovato un ambiente accogliente e avuto modo di proseguire la sua istruzione.
Erano anni in cui il Neoclassicismo e Canova erano modelli a cui aspirare. I turisti si rifornivano di opere d’arte e si ricevevano molte commissioni dagli Stati Uniti, la guerra civile aveva creato una grande richiesta di statue celebrative.
La città eterna costituiva, per molte persone provenienti dall’estero, un ambiente magico, dove anche le donne riuscivano a vivere in grande libertà, rispetto agli standard dell’epoca.
Il lavoro di Edmonia Lewis si è imposto all’attenzione della critica artistica, per la maestria con cui plasmava la materia e per la profondità dei significati che rendevano uniche le sue sculture in marmo bianco tra cui si ricorda Forever Free, raffigurante uno schiavo che rompe le catene della sua oppressione, Il matrimonio di Hiawatha, Agar e La Morte di Cleopatra portata all’esposizione universale di Filadelfia del 1876 e che, dopo varie peripezie, soltanto nel 1995, è stata acquisita ed esposta allo Smithsonian.
La sua fama ha cominciato a crescere durante la Guerra Civile Americana, dai primi anni ’60 dell’Ottocento, ma, alla fine del XIX secolo, era ancora l’unica donna di colore ad aver ricevuto riconoscimenti nel panorama artistico americano.
Dopo aver lasciato Roma, rimasta sempre nel suo cuore, è morta a Londra il 17 settembre 1907.
Edmonia Lewis è una delle più interessanti figure della storia dell’arte, un caso rarissimo di donna di colore che è riuscita a decidere del proprio destino, mantenersi col suo lavoro, aveva anche maestranze italiane alle dipendenze, e farsi riconoscere a livello internazionale.
È stata una donna che ha saputo superare le barriere del colore e del sesso per poter essere solo se stessa, un’artista.
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