Estela Carlotto è la presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, organizzazione nata per ricercare le persone fatte sparire negli anni bui della dittatura.
Considerata il simbolo dell’attivismo pacifista contro le dittature sudamericane, è stata candidata più volte al Nobel per la Pace e ha ottenuto il Premio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e il Premio Unesco per la pace di Félix Houphouët-Boigny.
Enriqueta Estela Barnes è nata il 22 ottobre 1930 a Buenos Aires, da una famiglia di origini inglesi. Insegnante e poi direttrice di scuole elementari, aveva sposato Guido Carlotto, piccolo industriale chimico di origini italiane da cui sono nati Laura, Claudia, Guido e Remo.
Negli anni della Junta, la sanguinaria dittatura militare in carica dal 1976 al 1983 che ha violato sistematicamente i diritti politici e umani attraverso il terrore e le sparizioni forzate di oltre trentamila desaparecidos invisi al governo, prima è stato sequestrato suo marito, nel giugno 1977, poi rilasciato dopo il pagamento di un riscatto. A novembre dello stesso anno è stata presa sua figlia Laura Estela, studentessa di storia all’Università di La Plata, incinta di tre mesi, insieme al suo compagno, Walmir Montoya che hanno ucciso davanti ai suoi occhi.
Nel giugno 1978 ha partorito, ammanettata, nell’ospedale militare di Buenos Aires, un bambino che avrebbe voluto chiamare Guido che le è stato lasciato accanto soltanto per cinque ore. Dopo due mesi, il 25 agosto, il corpo di Laura Estela Carlotto è stato trovato senza vita, alla periferia di La Plata. Quando la salma è stata restituita alla famiglia, erano evidenti buchi di proiettile all’altezza dello stomaco e aveva il volto tumefatto dai tanti colpi ricevuti.
Estela Barnes de Carlotto, da quel momento, ha dedicato tutte le sue energie alla ricerca di quel bambino di cui non si sapeva più niente.
Si è unita al gruppo Abuelas Argentinas con Nietitos Desaparecidos che è poi diventato la Asociación Abuelas de Plaza de Mayo, di cui nel 1989 è diventata presidente.
La sua ricerca forsennata della verità l’ha portata ad azioni legali contro agenti di polizia, ufficiali militari e medici coinvolti nei tanti casi di “nipoti scomparsi”.
Ha partecipato a innumerevoli convegni e assise internazionali. Ha contribuito alla redazione di cinque articoli della “Convenzione internazionale dei diritti dei fanciulli” ed è stata presidente del Comitato argentino di sorveglianza. Ha partecipato anche alla redazione dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
La sua azione “politica” in Argentina, caratterizzata da moderazione nei termini, innovazione nei metodi e fermezza nei principi, le è valsa l’apprezzamento da parte di diversi governi e istituzioni democratiche.
In Italia è stata una delle parti civili nel processo contro i militari argentini condannati a Roma il 6 dicembre del 2000.
Il 27 settembre 2002 ha subito un attentato alla sua vita.
Dopo una ricerca durata trentasei anni, il 5 agosto 2014, suo nipote è stato identificato.
Guido Montoya Carlotto è cresciuto come Ignacio Hurban, figlio unico di una coppia di contadini che lavoravano nella fattoria di un ricco proprietario terriero vicino al governo militare che glielo aveva affidato dicendo loro che era di una donna che non poteva tenerlo.
Diventato musicista e insegnante di musica, nel giorno del suo compleanno, ha saputo che era stato adottato dopo che la dittatura aveva ucciso i suoi veri genitori.
Grazie alla banca dati creata dalle nonne che avevano perso i nipoti durante la dittatura, ha fatto il test del DNA e ha scoperto di discendere da quella donna che aveva visto tante volte in televisione a lanciare appelli alla ricerca della verità su quelle atroci sparizioni.
L’attività di ricerca di Estela Carlotto, nonostante l’età avanzata, continua al fianco delle altre donne che sono ancora alla ricerca dei nipoti scomparsi. Le nonne di Plaza de Mayo sono riuscite a rintracciare solo centoventi dei cinquecento bambini e bambine nati durante la prigionia di donne dissidenti che, nella maggior parte dei casi, sono stati cresciuti da altre famiglie.
Nel 2011 è stato girato un film sulla sua lotta, Verdades verdaderas, la vida de Estela.
Per il suo impegno a favore del rispetto dei diritti umani e per l’attività svolta per restituire alle famiglie di origine i bambini sequestrati e fatti sparire dalla dittatura militare, ha ricevuto diverse Lauree honoris causa, dall’Università di Boston, di Buenos Aires, Salta, Entre Rios, La Plata e l’Università autonoma di Barcellona.
Nel 2024 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Lingue e letterature per la didattica e la traduzione dall’Università degli Studi di Roma Tre.
In Italia è stata insignita dall’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi e ha ricevuto il “Premio per la Pace” del Comune di Roma.
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