Fernanda Wittgens
Prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera, ha salvato tante opere d'arte durante la Seconda Guerra Mondiale.
“Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà, di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli, anche se per questo dovrà… pagare? Sarebbe troppo bello essere intellettuali in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c’è un pericolo“.
Fernanda Wittgens, museologa, critica e storica dell’arte è stata la prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera e la prima direttrice di un importante museo in Italia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, ha svolto un ruolo vitale nel salvataggio e nella protezione dai bombardamenti e dalle razzie naziste delle opere di Brera, del Museo Poldi Pezzoli e della Quadreria dell’Ospedale Maggiore.
Per il suo incessante lavoro ha ricevuto diverse importanti onorificenze, è stata nominata Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1930; nel 1949 ha vinto la Medaglia d’oro dell’Ambrogino d’oro della Città di Milano; nel 1954 le è stata conferita la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte e nel 1956 è stata nominata Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nacque il 3 aprile 1903 a Milano da Margherita Righini e Adolfo Wittgens, professore di lettere e traduttore di origine svizzera, che aveva trasmesso l’amore per l’arte alla sua grande prole, sette tra figli e figlie.
Laureata con lode in Lettere nel 1925, presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, la sua tesi in storia dell’arte medioevale e moderna aveva il titolo I libri d’arte dei pittori italiani dell’Ottocento.
Dopo aver insegnato Storia dell’arte in vari licei, attirò l’attenzione di Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca di Brera e sovrintendente alle Gallerie della Lombardia, che la volle accanto ritenendola una brillante e instancabile studiosa.
Venne assunta a Brera nel 1928 come “operaia avventizia”, tre anni dopo era assistente di Modigliani e nel 1933 divenne ispettrice.
Il loro sodalizio lavorativo non si interruppe neppure quando, nel 1938, Modigliani, che era ebreo, fu espulso dall’amministrazione, perseguito e mandato al confino a causa delle leggi razziali. Fernanda Wittgens continuò l’attività del suo mentore continuando a tenerlo informato su ciò che accadeva, gli fece anche da prestanome nella pubblicazione di un libro.
Il 16 agosto 1940, vinse il concorso e divenne la direttrice della Pinacoteca di Brera.
Durante il conflitto, la città di Milano fu pesantemente colpita dai bombardamenti aerei, che causarono distruzione e perdite di inestimabile valore storico e culturale. Brera, una delle più importanti gallerie d’arte d’Italia, non fu risparmiata. L’edificio subì danni significativi e molte delle opere d’arte al suo interno erano a rischio di distruzione.
Fernanda Wittgens allora, ha intrapreso azioni audaci per proteggere le preziose opere d’arte, con l’aiuto di persone fidate, ha svolto un’operazione di salvataggio senza precedenti. Nascoste in cassoni di legno rinforzato, vennero portate in luoghi sicuri, come chiese, abbazie e palazzi, lontano dai pericoli dei bombardamenti. Guidava personalmente le operazioni, assicurandosi che ogni opera d’arte fosse adeguatamente imballata e catalogata per preservarne l’integrità. Tra grandi difficoltà, accompagnò le opere sui camion, rimanendo sempre a fianco dei guidatori.
Ma ha fatto anche di più. Ha trasformato il museo in un rifugio durante i bombardamenti. Organizzando il necessario supporto logistico e umanitario, strinse contatti con la rete di solidarietà femminile della San Vincenzo e la Pro Orfani che, sotto la facciata ufficiale della beneficenza, operavano con gruppi clandestini di oltre confine.
La sua dedizione, il suo coraggio e la sua determinazione nel proteggere il patrimonio artistico e culturale di Milano sono stati fondamentali per preservare la storia e l’identità di una nazione in un momento così difficile.
All’alba del 14 luglio 1944, a causa della delazione di un giovane ebreo tedesco collaborazionista a cui aveva organizzato l’espatrio, venne arrestata come nemica del Fascismo e condannata a quattro anni di carcere. Venne reclusa nel carcere di Como e poi in quello di San Vittore, a Milano.
Dopo sette mesi di detenzione, uscì di prigione il 24 aprile 1945.
Dopo la guerra, Fernanda Wittgens, ha continuato il suo lavoro di conservazione, contribuendo a ricostruire e restaurare le opere d’arte danneggiate dal conflitto. Venne nominata pro-direttrice e commissaria per l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Da lei prudentemente svuotata, la Pinacoteca era stata distrutta in 26 sale su 34 dai bombardamenti. Ha concentrato i suoi sforzi per convincere le autorità ad assumersi l’impegno per una totale ricostruzione, portata a termine il 9 giugno 1950.
Nello stesso anno ha progettato un piano regolatore per la Grande Brera, che prevedeva un collegamento tra la Pinacoteca, l’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca, l’Osservatorio Astronomico e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.
Nominata soprintendente alle Gallerie della Lombardia, si è occupata della ricostruzione del Museo teatrale alla Scala e del Poldi Pezzoli, oltre che del restauro del Cenacolo di Leonardo.
Nel 1951 ha animato la Pinacoteca con una serie d’inediti e innovativi eventi espositivi e didattici con visite guidate per bambini, persone con disabilità e pensionate, sollecitate a una partecipazione attiva.
Ha anche fatto di tutto per convincere il Comune di Milano ad acquistare la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, messa sul mercato e contesa da Roma, Firenze e Stati Uniti d’America. Il 1º novembre 1952 è riuscita nel suo intento e la scultura è diventata milanese per 130 milioni di lire, grazie allo stanziamento dei fondi necessari da parte del Comune.
Nel 1955 ha costituito ufficialmente a Brera una sezione didattica. Nello stesso anno, il 17 aprile, durante la “Giornata della Riconoscenza”, è stata premiata con una medaglia d’oro da parte dell’Unione delle comunità israelitiche, per l’opera di soccorso nei confronti delle persone ebree perseguitate.
È morta a Milano l’ 11 luglio 1957. Alla camera ardente, allestita davanti all’ingresso della Pinacoteca, in cima allo scalone d’onore, parteciparono migliaia di persone. Tumulata al Cimitero Monumentale di Milano, è stata traslata fra gli illustri del Civico Mausoleo Palanti.
Fernanda Wittgens è stata un esempio di determinazione, coraggio e amore per l’arte.
Il 6 marzo 2014 le sono stati dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano. Nel 2018 le è stato dedicato il Bar Fernanda della Pinacoteca di Brera.
Sulla sua vita sono stati scritti due libri: Sono Fernanda Wittgens. Una vita per Brera (2018) della storica dell’arte Giovanna Ginex che, insieme a Rosangela Percoco, ha pubblicato anche L’allodola, nel 2020, da cui è stato tratto il film per la RAI Fernanda.
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