Irmgard Keun
Miseria e povertà forse non sono neanche il peggio. Il peggio è che a questa gente è stato sottratto ogni senso di responsabilità.
Miseria e povertà forse non sono neanche il peggio. Il peggio è che a questa gente è stato sottratto ogni senso di responsabilità. Il peggio è che alcuni di loro si sentono quasi a proprio agio nell’io non posso farci niente, si adagiano nell’idea che la loro miseria sia soltanto colpa di altri come fossero chiusi in una bara. Assassinano la virtuosa consapevolezza della loro pigrizia e imperfezione, lasciano che la voglia di vivere e la forza di desiderare, muoiano lentamente dentro di loro, non possono certo farci nulla. E se l’effettiva colpa altrui copre un minuscolo granello della loro colpa, forse quello è il peggio, quella è la fine, quello vuol dire essere morti.
Irmgard Keun è stata una scrittrice tedesca, autrice di sceneggiature, reportage e una dozzina di romanzi in cui ha raccontato le contraddizioni della società europea prima e durante la Seconda guerra mondiale, concentrandosi in particolare sulla storia delle donne.
Nata il 6 febbraio 1905 a Charlottensburg, che all’epoca separata da Berlino è cresciuta a Colonia dove si è diplomata in una scuola femminile evangelica nel 1921.
Diventata attrice, dopo aver frequentato l’accademia d’arte drammatica, pagata col suo lavoro di dattilografa, aveva raggiunto anche un discreto successo quando, nel 1929, decise di dedicarsi completamente alla scrittura, spronata dall’amico scrittore Alfred Döblin con cui condivideva la forte critica verso la società.
All’inizio degli anni Trenta, i suoi Gilgi, una di noi e Doris, la ragazza misto seta, la trasformarono in un caso letterario rendendola una celebrità internazionale. Riscosse un tale successo che ci fu chi gridò al plagio, una donna così giovane non poteva aver scritto un libro di così vivida intelligenza sociale.
Le prime opere già trapelano la spinta di emancipazione che ha percorso tutta la sua poetica, irriverente, istintiva, libera, come ella stessa. La sua critica moderna verso la condizione femminile, che aveva trovato successo e traduzioni anche all’estero, portò alla censura da parte del partito nazionalsocialista. La condanna della messa al bando dei suoi romanzi le costò caro, venne costretta, dal fisco tedesco, a pagare l’intero ammontare delle copie pubblicate anche se giacevano, invendute dal suo editore.
In tutta risposta fece causa allo Stato, per questo venne arrestata e rilasciata dietro un’ingente cauzione. Interrogata e intimidita dalla Gestapo, decise di abbandonare la Germania per un esilio durato dieci anni in giro per l’Europa.
Nel periodo della clandestinità ha continuato a scrivere e vissuto un’intensa e devastante storia d’amore con lo scrittore Joseph Roth. Una relazione fatta di scrittura, passione, forti contrasti, viaggi e fiumi d’alcol, bruciata in un paio d’anni.
Per rientrare in Germania, nel 1940, con la complicità di un amico giornalista, fece circolare la notizia che si era suicidata. E mentre il pubblico di lettori e lettrici leggeva piangeva la sua precoce morte, visse in clandestinità con un nome falso.
L’impeto letterario, spinto da una situazione di totale inquietudine, spinse Irmgard Keun a scrivere due romanzi come After Midnight e Child of All Nations due fotografie della vita in Germania durante il nazismo: un tentativo spietato di immortalare la quotidianità drammatica degli anni di guerra.
Ma le complesse circostanze storiche determinarono in lei uno stato d’animo di disperazione.
Nel corso dei decenni il suo romanzo Doris la ragazza misto seta è stato tradotto in più di sedici lingue e, nel 1960, il regista francese Julien Duvivier ne ha tratto il film La gran vita che ha visto come protagonista Giulietta Masina.
Afflitta da problemi psichici, economici e dipendenza da alcol, ha lavorato come giornalista, ha scritto sceneggiature e si è riaffacciata al teatro, ma senza più alcuna stabilità né professionale né emotiva che la spinse sempre di più verso il baratro.
Dal 1966 al 1972 è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, una volta uscita, viveva in un monolocale con precarie aspettative mentre tutti sembravano essersi dimenticati dell’irriverente scrittrice femminista della Repubblica di Weimar.
Si è spenta, in solitudine e povertà, a causa di un cancro ai polmoni, il 5 maggio 1982 a Colonia.
La critica che l’aveva ignorata per tutti gli anni settanta, l’ha rivalutata negli ultimi decenni e i suoi libri hanno ripreso a essere tradotti in tutto il mondo.
Vorrei una notte di musica e lanterne e danze, voglio tutto, lo voglio subito, me la divorerei questa vita, fino allo sfinimento, come se domani dovessi morire e non potessi godermi più niente.
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