“E come nei teatri or donna e ora
uom fei rappresentando in vario stile
quanto volle insegnar Natura ed Arte,
così la stella mia seguendo ancora
di fuggitiva età nel verde aprile,
vergai con vario stil ben mille carte”
Isabella Andreini, attrice, scrittrice e poeta, ammiratissima artista del Sedicesimo Secolo, ha calcato le scene dei più grandi teatri europei in un’epoca in cui era un privilegio riservato agli uomini.
Ha dato vita al tipo d’Isabella, carattere preciso della Commedia dell’Arte, l’Innamorata o l’Amorosa, frutto della sua eccezionale bravura e della sua straordinaria capacità di dare spessore e credibilità al personaggio che ha meglio interpretato.
Vita, arte e mito (che ha contribuito ad alimentare) si intrecciano nel profilo affascinante di questa donna coraggiosa e modernissima per il tempo in cui ha vissuto che è stata una vera letterata in scena.
Con determinazione e grande cultura, ha contribuito a migliorare l’immagine delle attrici, sino ad allora considerate meretrici oneste.
Nata col nome di Isabella Canali a Padova, intorno al 1562, suo padre Paolo, di origine veneziana e di modeste condizioni, le aveva impartito un’ottima educazione e una fame di conoscenza che non l’ha mai abbandonata.
Degli anni della giovinezza e della formazione si conosce molto poco, si sa che aveva debuttato giovanissima, nella Compagnia dei Gelosi come Prima Donna Innamorata e lì aveva incontrato il marito, l’attore Francesco Andreini, da cui aveva preso il cognome.
Dimostrando curiosità, versatilità e ambizione, ha recitato in pastorali, si è calata in parti comiche e talvolta, cosa assolutamente inedita per i tempi, ha interpretato ruoli maschili come quello di Aminta nell’opera di Tasso.
Si è esibita in occasione delle nozze di Ferdinando de’ Medici e Cristina di Lorena, recitando La Pazzia, interpretazione passata alla storia del teatro e definita “commedia d’Isabella commediante” non perché ne fosse l’autrice ma per la sua eccezionale padronanza del testo.
È stata amica e protetta di Maria de’ Medici, consorte di Enrico IV, davanti a cui si era esibita, per la prima volta nel 1603, alla sua terza tournée in Francia.
Nonostante la vita girovaga dei teatranti, aveva avuto otto figli e figlie, di cui soltanto Giovan Battista aveva seguito le orme dei genitori, entrando a far parte dei Gelosi con il nome d’arte di Lelio per poi diventare uno dei più importanti drammaturghi del secolo.
In qualità di letterata, è stata una delle pochissime donne ammesse all’Accademia degli Intenti, con il nome di l’Accesa.
Viene ricordata soprattutto per la favola pastorale Mirtilla, scritta in giovane età. Nel 1603 ha pubblicato Le Rime e postuma è stata la pubblicazione delle sue Lettere e dei Ragionamenti piacevoli.
Amata e celebrata, è stata dipinta da Paolo Veronese in Ritratto di dama con cagnolino, conservato al Museo Thyssen di Madrid.
Isabella, bella di nome, bella di corpo e bellissima d’animo, usando le parole dell’amato marito, si è spenta a Lione, il 10 giugno 1604, a causa di un aborto, era incinta per la nona volta e aveva solo quarantadue anni.
Onorata con funerali solenni come una regina, per lei venne coniata una medaglia col motto “aeterna fama”.
Per la storia del teatro rappresenta un caso di studi esemplare. La sua figura racchiude temi che riguardano l’eccezionale novità della presenza femminile in scena, la rivendicazione del riconoscimento della professione dello spettacolo al pari dell’arte e della poesia e il valore di testimone della Commedia dell’Arte, fenomeno complesso che mescola tante e diverse componenti, liquidando il fraintendimento rispetto a un suo carattere popolare.
Isabella Andreini è stata la prima grande attrice italiana. Ha dato il nome a un carattere e portato in scena il suo corpo di donna vincendo il pregiudizio, ha preferito intingere la penna nell’inchiostro per creare rime invece di spingere l’ago nel telaio e assecondato il suo talento e i suoi desideri, spianando la strada alla rispettabilità del mestiere dell’attrice.
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