Kazuko Miyamoto è una celebre artista e performer minimalista nata in Giappone che vive e lavora a New York dal 1964.
Ha incontrato i linguaggi Modernisti statunitensi che ha abbracciato e trasceso, confrontandoli con la sua cultura originaria. Nella sua opera privilegia il valore del gesto e il rapporto tra corpo e architettura alla produzione di opere ‘commerciabili’.
Attivista femminista, negli anni settanta con la AIR Gallery di New York, il primo collettivo artistico statunitense tutto al femminile ha esposto le sue opere e curato le prime mostre dedicate ad artiste provenienti da paesi non occidentali.
I suoi lavori sono nelle collezioni di prestigiosi musei come il Metropolitan Museum of Art, Museum of Modern Art, Princeton University Art Museum, National Museum of Modern Art di Tokyo e Kyoto, Smithsonian American Art Museum, Yale University Art Gallery e tanti altri.
Nata a Tokyo nel 1942, ha studiato arte al Gendai Bijutsu Kenkyujo (Studio di ricerca sull’arte contemporanea), trasferitasi a New York per rincorrere il suo sogno, si è diplomata alla Arts Student League e al Pratt Graphic Art Center.
A partire dal 1969, ha collaborato con l’artista minimalista Sol LeWitt, che è stato suo amico, promotore e mecenate. Per diversi decenni si sono influenzati vicendevolmente in maniera significativa mentre cercavano di distruggere la tela e uscire dalla cornice delle opere d’arte tradizionali.
Ha iniziato dipingendo tele bicromatiche di grandi dimensioni che cercavano di minare il formalismo introducendo lievi imperfezioni e un sottile senso di spontaneità a costruzioni apparentemente geometriche.
La sua serie più famosa è String Constructions installazioni costituite da fili di spago che hanno subito varie evoluzioni nel corso degli anni, fino ad assumere complesse forme geometriche caratterizzate da migliaia di corde, che cambiano dimensione a seconda di come interagiscono con lo sguardo e il corpo delle persone che le ammirano.
Dagli anni ’80 lavora sul corpo con performance artistiche dal forte contenuto politico.
Dal 1987 fino alla metà degli anni 2000, ha realizzato la serie dei Kimono, creati con diversi materiali, che incorpora commenti sociali, critiche femministe e racconti personali stampando, scrivendo e attaccando vari oggetti, immagini o narrazioni, ai capi più tradizionali e simbolici della cultura nipponica.
Il 6 luglio 2023 il Museo d’arte contemporanea Madre di Napoli le dedica una importante retrospettiva, la prima ricognizione storiografica dedicata all’artista da un’istituzione pubblica europea.
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