Lia Rumma, gallerista e collezionista, ha segnato e visto nascere la storia dell’arte contemporanea italiana e internazionale.
Per prima ha esposto l’arte povera in Italia, ospitato artisti che non erano mai arrivati in Europa e individuato giovani talenti che sono diventati, anche grazie al suo contributo, delle celebrità mondiali.
Nata l’8 maggio 1940 a Voghera, è una dei dieci figli e figlie di Ferruccio Incutti, latinista e dantista che si spostava spesso per lavoro. È cresciuta a Salerno, dove il padre era diventato provveditore e lì ha iniziato a insegnare latino. Lavorando al Collegio Colautti, istituto all’avanguardia dove aveva studiato anche Luca De Filippo, ha conosciuto Marcello Rumma, che ne era il direttore e con cui è nato il grande amore.
Si sono sposati nel 1967 e, insieme, iniziato a promuovere eventi e mostre che coinvolgevano una nuova generazione di artisti.
La più importante è stata Arte Povera più Azioni Povere del 1968, a cura di Germano Celant, negli antichi Arsenali di Amalfi.
È stata la prima mostra pubblica di Arte Povera e il primo importante momento di internazionalizzazione dell’arte, recentemente inserita tra le mostre più importanti del secolo per aver dato vita al movimento artistico italiano di grande rilievo internazionale e il più significativo degli ultimi cinquant’anni.
Nel 1969, avvertendo la necessità di pubblicare scritti d’arte e di filosofia hanno fondato una casa editrice, pensata come braccio culturale dell’attività artistica.
Il sodalizio affettivo e professionale si è spezzato con la morte prematura di lui, a soli 27 anni.
Rimasta sola, l’anno seguente si è trasferita a Napoli e aperto la sua prima galleria d’arte, inaugurata con la personale L’Ottava Investigazione (A.A.I.A.I.) proposizione 6, dell’artista newyorkese Joseph Kosuth, pioniere e uno dei principali protagonisti dell’Arte Concettuale.
“Per necessità economica, non per scelta, ho fatto la gallerista: non volevo farlo, avrei voluto essere collezionista, protagonista in prima persona” – ha affermato in un’intervista.
La galleria, diventata fin dagli esordi un punto di riferimento essenziale per l’Arte Contemporanea a livello internazionale, focalizza la propria ricerca sui movimenti nazionali e internazionali di quegli anni come Arte Povera, Minimal Art, Land Art, Conceptual Art e la città di Napoli ha così la possibilità di conoscere tempestivamente le novità che emergono nelle grandi capitali del “sistema dell’arte”.
Da allora si susseguono mostre di artisti e artiste del calibro di Alberto Burri, Donald Judd, Robert Longo, Gino De Dominicis, Michelangelo Pistoletto, Haim Steinbach, Cindy Sherman, Anselm Kiefer, Reinhard Mucha, Andreas Gursky, Ilya Kabakov, Giovanni Anselmo, Gilbert & George e molte e molti altri.
A partire dagli anni Ottanta, inizia un’intensa e proficua collaborazione con le istituzioni e la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli con cui realizza importanti mostre prestigiose a Castel dell’Ovo e al Museo di Capodimonte.
Nel 1994 la collettiva Le Costanti nell’arte all’Hangar di Via Brin a Napoli, segna una sintesi del lavoro svolto fino a quel momento.
Nel 1999 apre uno spazio a Milano, in via Solferino, nel quartiere di Brera, inaugurato con la personale di Enrico Castellani.
Nella sua scuderia ci sono personalità come Vanessa Beecroft, William Kentridge, Shirin Neshat, Anselm Kiefer, Marina Abramovic, Alfredo Jaar, Haim Steinbach, solo per fare qualche nome.
Il ruolo della galleria come luogo di ricerca e promozione dell’arte contemporanea si conferma con importanti eventi e collaborazioni internazionali.
Nel 2010 la galleria milanese si sposta in via Stilicone, nei pressi della Fabbrica del Vapore in un edificio di tre piani dallo stile modernista che ha la forgia di un museo.
Nel 2018-2019 in occasione dei 50 anni dalla mostra Arte Povera+Azioni Povere, Lia Rumma apre il suo Archivio storico e personale al pubblico con le mostre Arte Povera: Homage to Amalfi ‘68 al Philadelphia Museum of Art e I sei anni di Marcello Rumma al Museo MADRE di Napoli.
L’Archivio Lia Incutti Rumma di Napoli custodisce il Fondo Marcello Rumma, e ne testimonia l’opera e la vita, documentando i sei anni della sua attività pubblica dal 1965 al 1970 con documenti, corrispondenza, inviti, fotografie, articoli di giornali, cataloghi, che testimoniano l’impegno di educatore e promotore di importanti rassegne espositive tra Salerno e Amalfi, di fondatore di una casa editrice e di mecenate e collezionista di opere d’arte contemporanea. Materiale che ci accompagna anche nel ricostruire fatti e vicende dell’arte, soprattutto italiana, a lui contemporanea.
Nel 2022 Lia Rumma ha donato al museo di Capodimonte una selezione di oltre 70 opere di circa 30 artiste e artisti italiani come Maria Lai, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Ugo Mulas, Marisa e Mario Merz, Giulio Paolini e Pino Pascali.
Nonostante più volte siano arrivate proposte di acquisizione dall’estero per le opere oggetto della donazione, il suo obiettivo è sempre stato quello di far sì che non venisse mai cancellata la memoria e la storia di quegli straordinari anni dell’arte italiana, né la sua connessione con il territorio.
Una donna inarrestabile, sinonimo di cultura, acume, intuizione e lungimiranza, che accompagna e diffonde l’arte contemporanea da oltre cinquant’anni.
“Ho sempre guardato prima all’artista e poi al mercato. Per me gli artisti sono come dei compagni di viaggio verso la conoscenza”.
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