Non dimenticherò mai, neanche per un istante, che la gioia che provo nella mia vita la devo alla sofferenza delle donne che mi hanno preceduto. Nessuna di noi dovrebbe mai scordarlo.
Lupita Nyong’o, attrice, modella, scrittrice e attivista, ha vinto il Premio Oscar 2014, col suo film d’esordio, 12 anni schiavo.
Si batte quotidianamente per una corretta e autentica rappresentazione delle donne nere.
Coi discorsi pubblici, il sostegno a campagne di empowerment femminile, la scelta dei ruoli, i suoi look, comprese acconciature e accessori studiati ad arte contro il fenomeno del texturism (la discriminazione di persone con chiome afro o ricce), mostra ogni giorno, la libertà di poter fare qualsiasi cosa e diventare chiunque si voglia essere.
È nata a Città del Messico, il 1º marzo 1983 da genitori kenyoti. Suo padre, docente universitario e politico, vi si era trasferito con la moglie nel 1980 per sfuggire alle persecuzioni causate dall’instabilità del paese d’origine dopo che suo fratello era scomparso in circostanze misteriose.
Da bambina ha vissuto per qualche anno in Africa prima di tornare in America. Ha una laurea in Studi cinematografici e teatrali all’Università di Hampshire, nel Massachusetts.
Ha iniziato a lavorare nel cinema come assistente alla produzione, la notorietà è arrivata col primo documentario, In My Genes, di cui è stata regista, produttrice e ideatrice.
Nel 2013 ha ricoperto il ruolo della schiava Patsey nell’acclamato film 12 anni schiavo, che le ha portato un Oscar alla miglior attrice non protagonista, uno Screen Actors Guild Award e un Critics’ Choice Movie Award oltre alle nomination per il Golden Globe e il BAFTA.
Nel 2014 ha doppiato la lupa Raksha nel remake in live-action de Il libro della giungla.
L’anno seguente ha debuttato a Broadway come protagonista nel dramma Eclipsed, che le è valso una candidatura al Tony Award.
Sono seguite le interpretazioni in diversi film di gran successo tra cui svetta l’interpretazione dell’aliena Maz Kanata nella trilogia sequel di Star Wars.
Nel 2018 è entrata nel Marvel Cinematic Universe, interpretando Nakia in Black Panther fortunato film candidato all’Oscar che ha incassato più di un miliardo di dollari in tutto il mondo e che le ha portato una candidatura ai Saturn Awards come miglior attrice.
Con l’obiettivo di rendere onore a una storia di ricerca della propria autostima e di discriminazione basata sul colore della pelle, nel 2019, ha scritto il libro per l’infanzia Sulwe, entrato nella lista dei best-seller del New York Times destinato a diventare un film d’animazione per Netflix.
Ha preso parte alla serie documentaristica Warrior Women, un viaggio nella storia e un modo per riscriverla da una prospettiva africana, finora sempre sotto rappresentata.
È stata la prima donna non bianca a presiedere la giuria del Festival di Berlino 2024.
Il cinema per lei deve essere rappresentare le differenze e la pluralità di voci e mette tutto il suo impegno nel sensibilizzare le giovani donne su temi importanti come l’orgoglio delle origini, la libertà di scelta e l’empowerment.
Ha fatto della diversità il suo punto di forza e con innata eleganza e fiera consapevolezza, continua trionfalmente il suo cammino artistico e culturale.
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