Mimosa Echard è un’artista multidisciplinare che realizza opere d’arte con la tecnica del recycling in un approccio ambientalista e femminista.
Assemblando oggetti, immagini e riferimenti botanici, esplora i confini tra natura e cultura pop, creando mondi immaginari dai tratti psichedelici. Con la sua particolare pratica di riuso creativo, descrive un mondo fluido che coniuga materia inerte e vivente, botanica e cromie girlish. Porzioni di un ecosistema fantasioso dove ciascun frammento è parte di un “tutto” incontrollabile e poeticamente contagioso.
Nata nel 1986 ad Alès, nel sud della Francia, è cresciuta in una comunità hippy nelle Cévennes.
Si è diplomata all’École nationale supérieure des arts décoratifs di Parigi, nel 2010. Dal 2021 è responsabile del laboratorio di pittura dell’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi.
La sua ricerca è stata portata avanti in importanti residenze artistiche e istituzioni internazionali e le sue opere sono nelle collezioni di prestigiosi musei come il Centre Pompidou, la Fondation Louis Vuitton, il Museo Ettore Fico e la Sadami Art Foundation di Dhaka, per citarne alcune.
Per le sue opere utilizza la pittura, la scultura, l’installazione, il video e il digitale, ha anche creato un videogame di un gioco di ruolo per la sua personale al Palais de Tokyo dal titolo Sporal. Una ricerca sui mixomiceti iniziata nel 2019 durante una residenza a Villa Kujoyama a Kyoto.
Nel gioco c’è un protagonista unicellulare che si fa strada attraverso un mosaico di universi, mutandosi in differenti forme di vita attraverso uno scambio di fluidi con altre specie. Il pubblico viene avviluppato nel suo universo psichedelico dove il genere e la sessualità esistono in nuove forme in perpetua evoluzione.
Nel 2022 ha vinto il Premio Marcel Duchamp con Escape more, un’installazione organica e monumentale che attraverso la creazione di un ecosistema naturale e artificiale, parla di ecologia e di erotismo.
Il suo lavoro, che mette in gioco, temi legati ai misteri della memoria e delle interazioni con l’ambiente, si può sintetizzare come una critica alla profonda instabilità dell’odierna società. Rivelando l’interdipendenza tra l’essere umano e la macchina, mostra la fluidità e immanenza di elementi della natura che tendiamo a dare per scontati ma che sono destinati a dissolversi.
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