Nadeesha Uyangoda
La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi.
La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici, produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi.
Spesso si ha voglia di fare domande che possono essere percepite, quando scadono nella morbosità, come micro aggressioni. Per evitarle bisogna capire la condizione di chi appartiene a una minoranza, ascoltarne le storie e le esperienze e capirne così il punto di vista. Solo dando spazio e ascoltando, si può fare buon uso del privilegio che qualcuno di noi ha.
Nadeesha Uyangoda è giornalista, scrittrice e podcaster.
Scrive in inglese e in italiano per diverse testate come Al Jazeera English, The Telegraph, Vice Italy, Open Democracy. È editorialista per Internazionale e collabora con La Repubblica e La Stampa.
Ha creato il podcast Sulla Razza insieme a Nathasha Fernando e Maria Mancuso.
Il suo primo libro L’unica persona nera nella stanza, del 2021, ha vinto diversi premi.
Nata a Colombo, Sri Lanka nel 1993, si è trasferita Nova Milanese, in Brianza, quando aveva 6 anni.
Italiana di seconda generazione, si occupa di colorismo e privilegio della pelle chiara.
Con i suoi talk, interviste e interventi acuti, tratteggia con chiarezza e lucidità l’immagine del nostro paese ostile, emarginante contro le persone che ritiene estranee o diverse. Il suo è un impegno costante per trasformare il dolore e l’amarezza in una riflessione continua sull’io e sull’identità.
Con grande coraggio, ha deciso, sin da giovanissima, di non tacere sugli episodi di razzismo ed emarginazione che ha vissuto sulla sua stessa pelle.
Ritiene che raccontare significhi condividere per combattere.
L’unica persona nera nella stanza è un libro pieno di speranza, orgoglio e coraggio che, partendo dalla sua storia personale, si fa portavoce del senso di isolamento di tante ragazze e ragazzi nati o cresciuti in Italia da genitori di origine straniera.
Vi racconta dell‘umiliazione dei controlli a sorpresa in aeroporto, della diffidenza alle casse automatiche seguite da ispezioni “casuali”. Degli sguardi di superiorità che le vengono lanciati quando si trova per strada, dell’irrispettoso tu che le viene riservato anche quando si trova in situazioni formali.
Atteggiamenti che sono solo l’inizio di un lungo elenco di mancanze di rispetto, divenute parte del suo quotidiano, in una società apparentemente libera, in cui è proprio l’illusoria convinzione che vada tutto bene a non far muovere nulla.
Come reagisci quando qualcuno ti dà del negro? Ti puoi indignare, offendere, ma come fai a esprimere ciò che provi? Puoi metterti a fare una lezione sulla storia della parola […], ricordare di quando i colonialisti disponevano in fila gli schiavi neri, li spogliavano dei propri nomi e diventavano semplicemente nigger. Ma a che cosa serve? Qualcuno che ti chiama negro, conscio del dolore che ti infligge – e non mi si dica il contrario, perché il significato contemporaneo della parola è universalmente conosciuto – non potrà mai capire.
Un libro che è un continuo invito ad aguzzare il senso critico, a mettersi in discussione per sradicare le certezze su di noi e su ciò che ci circonda, per accogliere la complessità del presente senza semplificazioni e senza offuscare lo sguardo a svantaggio di altri e altre.
Nadeesha Uyangoda fa parte dell’Advisory Board di Feltrinelli Education con cui ha tenuto un corso di scrittura dal titolo “Con le parole giuste. Imparare a scrivere di libri”.
Molto interessanti e incisive sono le sue recensioni di libri e i racconti personali di come ancora sia costretta ad avere a che fare con visti e ambasciate per poter raggiungere paesi come gli Stati Uniti, dove viene invitata per residenze e festival letterari. Cose che, chi come noi, che ha la fortuna, per altro solo causale, di possedere un passaporto italiano, non potrà nemmeno mai immaginare. Eppure vive in Italia da 24 anni, qui ha fatto tutte le scuole, qui lavora, scrive e pubblica.
#unadonnalgiorno