Nancy Fraser
Il neoliberismo, per poter prosperare, distrugge l’ambiente, sfrutta le minoranze, depreda il Sud del mondo di materie prime, in un clima di sempre crescenti disuguaglianze.
Per me, il femminismo non è semplicemente una questione di portare un numero limitato di singole donne in posizioni di potere e privilegio all’interno delle gerarchie sociali esistenti. Si tratta piuttosto di superare quelle gerarchie. La divisione gerarchica e di genere tra “produzione” e “riproduzione” è una struttura determinante della società capitalista e una fonte profonda delle asimmetrie di genere in essa insita. Non potrà esserci “emancipazione della donna” finché questa struttura rimarrà intatta.
Se il capitalismo fonda la propria possibilità di esistere sullo sfruttamento del lavoro silenzioso, e non riconosciuto, che le donne dedicano alla cura di bambini, malati e anziani, per poter arrivare a vedere riconosciuto il valore, anche economico, del lavoro di cura, è necessario immaginare un modello alternativo.
Il neoliberismo, per poter prosperare, distrugge l’ambiente, sfrutta le minoranze, depreda il Sud del mondo di materie prime, in un clima di sempre crescenti disuguaglianze.
Nancy Fraser, filosofa e teorica femminista, è tra le più importanti intellettuali della nostra epoca.
È stata tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.
Punto di riferimento del dibattito internazionale sulle ingiustizie globali, insegna Politica e Filosofia alla New School for Social Research di New York, dal 1995.
Conosciuta per la sua critica alla politica dell’identità e il suo lavoro filosofico sul concetto di giustizia, è anche una strenua critica del femminismo liberale contemporaneo e del suo abbandono delle questioni di giustizia sociale.
Ha ricevuto dottorati onorari da sei università in cinque paesi, la Legion d’Onore Francese e fa parte dell’American Academy of Arts and Sciences.
Ex presidente dell’American Philosophical Association Eastern Division, ha ricevuto il premio Alfred Schutz per la filosofia sociale e il Prix Mondial Nessim Habif dall’Università di Ginevra nel 2018.
Il suo lavoro è stato citato tre volte dai giudici della Corte Suprema brasiliana, in pareri che affermano l’uguaglianza matrimoniale, la discriminazione positiva e i diritti alla terra collettiva delle persone afro-discendenti.
È nota principalmente per il suo lavoro sulle concezioni filosofiche di giustizia e ingiustizia. Affronta i problemi delle ingiustizie strutturali che pervadono la nostra società e si allineano con le divisioni sociali come genere, razza/etnia e classe.
Ha scritto su un’ampia varietà di argomenti. In libri e saggi recenti, ha proposto una nuova teoria critica della società capitalista, che rivela la sua tendenza intrinseca a svuotare la democrazia, ad approfittarsi del lavoro di cura delle donne, a espropriare la ricchezza delle comunità di colore e a degradare la natura.
Tra le sue più recenti pubblicazioni in lingua italiana ci sono: Il vecchio muore e il nuovo non può nascere. Dal neoliberismo progressista a Trump e oltre (2019); Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi (2019); Femminismo per il 99%. Un manifesto (con Cinzia Arruzza e Tithi Bhattacharya, 2019); Redistribuzione o riconoscimento? Lotte di genere e disuguaglianze economiche con Axel Honneth, (2020); Cosa vuol dire socialismo nel XXI secolo? (2020); Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta (2023).
Nata a Baltimora il 20 maggio 1947, in una famiglia mista di immigrati di seconda generazione con origini ebraiche e cattoliche, ha conseguito la laurea in filosofia presso la Bryn Mawr nel 1969 e un dottorato di ricerca in filosofia presso il CUNY Graduate Center nel 1980.
Ha insegnato nel dipartimento di filosofia della Northwestern University ed è. stata professoressa in visita presso università in Germania, Francia, Spagna, Austria, Germania e Paesi Bassi.
Oltre alle sue numerose pubblicazioni e conferenze, è stata co-editrice di Constellations, rivista internazionale di teoria critica e democratica, dove continua a far parte del Consiglio editoriale.
Nel marzo 2022, è stata tra le 151 femministe internazionali che hanno firmato il Manifesto della Resistenza femminista contro la guerra, in solidarietà con le femministe russe dopo l’invasione dell’Ucraina.
Nel 2024 è salita alla cronaca internazionale quando sono state annullate le lezioni che doveva tenere all’Università di Colonia dopo che si è scoperto che aveva firmato la lettera “Filosofia per la Palestina“.
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