Sono femminista perché ho visto la mia vita e quella delle donne che conosco molestate, ignorate, danneggiate, distrutte.
Sono femminista perché senza le altre posso fare ben poco per fermare l’indignazione. Senza il movimento politico e sociale di cui faccio parte, la mia determinazione e perseveranza, le mie risposte intelligenti, le mie ore di paziente spiegazione, i miei anni di esortazione valgono a poco.
Naomi Weisstein, psicologa cognitiva, neuroscienziata, autrice e accademica.
I suoi scritti hanno offerto importanti spunti di riflessione sul sessismo in psicologia.
Ha condotto ricerche in psicologia sociale e cognitiva, biologia matematica e psicologia clinica e aperto la strada allo studio della percezione e dell’elaborazione visiva. Nei suoi lavori ha dimostrato come le aspettative sociali influenzano e confondono la ricerca.
Figura fondamentale del movimento femminista, ha identificato distorsioni e pregiudizi in psicologia.
Ha contribuito a fondare la Chicago Women’s Liberation Union e utilizzato il teatro, la stand up comedy e la musica per diffondere le sue idee.
Nata il 16 ottobre 1939 a New York, da Mary Menk e Samuel Weisstein, l’interesse per il femminismo le era stato tramandato dalla madre, mentre l’amore per la scienza era nato quando, giovanissima, aveva letto il libro Microbe Hunters di Paul de Kruif.
Dopo la laurea al Wellesley College, ha svolto un dottorato di ricerca dall’Università di Harvard, ma venne costretta a completare gli esperimenti sull’elaborazione parallela del cervello a Yale perché non aveva accesso al laboratorio. Non le veniva permesso di usare le attrezzature perché riservate agli uomini, avrebbe potuto danneggiarle in quanto donna!
Non poteva neppure studiare in biblioteca, perché le donne potevano distrarre gli studenti maschi.
Ha completato il post-dottorato all’Università di Chicago con il Committee of Mathematical Biology. La sua tesi di laurea verteva sul concetto di elaborazione parallela, ovvero la nozione che il cervello sia un agente attivo nel plasmare la realtà. Concetto che è ancora oggi oggetto di studio.
Durante gli anni universitari si è unita a diversi gruppi politici tra cui lo Student-Non-Violent Coordinating Committee, il Women’s Radical Action Project e University of Chicago Students for a Democratic Society.
Ha insegnato all’Università di Chicago, alla Loyola University e alla State University di New York, ma la vita da docente è stata come quella da studente, irta di ostacoli e discriminazione.
La diseguaglianza di trattamenti l’ha spinta a diventare un’attivista politica femminista. Alcune delle sue azioni includevano la pubblicazione di articoli nel campo della psicologia che descrivevano in dettaglio la mancanza di comprensione delle donne, così come l’adesione al Congresso sull’uguaglianza radicale.
Nel 1969 ha contribuito a fondare la Chicago Women’s Liberation Union che includeva l’omonima rock band di cui ha scritto due canzoni. L’organizzazione aveva come priorità il miglioramento della vita delle donne e delle comunità emarginate, come quella LGBT.
Ha lavorato alla Loyola University dal 1966 al 1973 e fatto parte dell’American Association for the Advancement of Science e dell’American Psychological Society.
Nel 1968 ha pubblicato l’articolo Psychology Constructs the Female, testo determinante del femminismo della seconda ondata che evidenzia il fallimento degli uomini nell’adattare le loro opinioni su natura e ruoli delle donne.
Nel 1979 le venne assegnata la borsa di studio Guggenheim Fellowship.
In seguito alle molestie subite dai colleghi, le intimidazioni nei confronti e le contestazioni, nel 1983, ha smesso di insegnare alla State University di New York a causa della sindrome da stanchezza cronica.
Si è spenta a Buffalo il 26 marzo 2015 a causa di un cancro.
Le sue scelte le hanno posto davanti sfide continue, a partire dalla disapprovazione del padre, proseguendo con la discriminazione subita a Harvard fino ai colleghi maschi che tentavano di rubarle il lavoro. La credibilità della sua ricerca è stata spesso messa in discussione e tante opportunità di lavoro le sono state negate, soltanto perché era una donna.
Ha resistito finché ha potuto e usato la sua voce e la posizione accademica per gettare le basi del femminismo nel campo della psicologia, lasciando un impatto notevole nella storia.
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