Olympe de Gouges
Autrice della Dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina
Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata.
Olympe de Gouges, pensatrice, scrittrice e drammaturga francese, femminista e abolizionista è l’autrice della Dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina e Riflessioni sugli uomini negri.
Pioniera dei diritti delle donne, ha contrastato ingiustizie, schiavitù e soprusi, prima e durante la Rivoluzione Francese.
È stata giustiziata perché non ha smesso di scrivere e ribellarsi anche di fronte alla minaccia della ghigliottina.
Nata col nome di Marie Gouze a Montauban, il 7 maggio 1748 in una famiglia modesta, padre macellaio e madre domestica, forse figlia illegittima di un marchese, a sedici anni aveva sposato contro la sua volontà un ufficiale dell’Intendant da cui ebbe un figlio, Pierre. Appena diciottenne, si ritrovò vedova e si trasferì a Parigi dove viveva sua sorella prendendo il nome della madre, Olympe, aggiungendo la particella “de” al suo cognome Gouze o piuttosto Gouges, per nobilitarlo.
Grazie alla posizione del marito della sorella era entrata nei circoli letterari più attivi, partecipando alla discussione filosofica promossa dall’Illuminismo. Sebbene non avesse ricevuto una grande istruzione, scriveva per diffondere le sue idee così diverse e innovative rispetto all’epoca in cui viveva.
Nel corso della sua vita, durata solo 45 anni, ha firmato 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali e 70 fra libelli rivoluzionari e articoli.
Contro la schiavitù nera ha scritto diverse commedie come Esclavage des Noirs e Marché des Noirs, che, insieme alle Réflexions sur les hommes nègres del 1788, le hanno permesso di essere ammessa alla Società degli amici dei Neri, la lobby abolizionista.
Nel 1789 ha pubblicato un articolo sul Journal de la Société sull’ammissione delle donne al diritto di cittadinanza. Si è esposta pubblicamente contro l’Assemblea Costituente che escludeva le donne dai diritti elettorali pubblicando, nel 1791, La dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina in contrapposizione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1789.
Articolo primo: «La donna nasce libera e vive uguale all’uomo nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.»
Ha affermato l’uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo per restituire alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. Sulla base delle sue richieste, all’indomani della rivoluzione è stato istituito il divorzio in Francia.
Ha proposto un contratto firmato tra concubini e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio.
Ha vissuto una vita libera, legandosi a diversi uomini e rifiutando un secondo matrimonio, istituzione che considerava la tomba della fiducia e dell’amore. Portavoce dell’emancipazione femminile chiedeva l’uguaglianza totale e incondizionata tra i due sessi. Donna coraggiosa e lungimirante, ha condotto una battaglia rumorosa scagliandosi contro ogni forma di ingiustizia, ha denunciato la schiavitù e la pena di morte, sostenuto il divorzio e i diritti delle madri nubili.
Pare che avesse l’abitudine, assolutamente inusuale per l’epoca, di farsi il bagno con regolarità e di promuovere il miglioramento delle condizioni di igiene generali. Ha proposto la creazione di stabilimenti pubblici destinati a ospitare le partorienti e addirittura presentato un progetto per la formazione di una guardia nazionale femminile. Ha raccomandato la creazione di seminari nazionali per combattere la disoccupazione e la creazione di alloggi e ricoveri dignitosi per persone indigenti.
Con il diffondersi delle sue infiammate lettere pubbliche traboccanti di denunce e di indignazione, è stata esposta alle peggiori ingiurie, legate soprattutto al suo sesso.
Mentre il regime del Terrore muoveva i primi passi, ha avuto l’ardire di opporsi pubblicamente ai nuovi eccessi sanguinari della Rivoluzione condannando i promotori dei massacri di settembre e il bagno di sangue del 10 agosto 1792, giorno dell’assalto al Castello delle Tuileries che ha segnato la fine della monarchia in Francia.
Nonostante fosse apertamente schierata con il partito girondino e avesse offerto il suo innegabile sostegno alla causa rivoluzionaria, alla fine del 1792, con un atto di coraggio incredibile, si è proposta alla Convenzione come difensora d’ufficio del processo contro Luigi XVI, procurandosi le ire di una folla inferocita che reclamava la sua testa. Si è schierata pubblicamente contro le politiche di terrore di Marat e Robespierre che l’ha perseguita e incarcerata alla Conciergerie, “l’anticamera della ghigliottina”.
Nonostante avesse avuto la possibilità di fuggire, ha preferito continuare a seguire le vie legali per contrastare le pesanti accuse rivoltele reclamando pubblicamente il processo con due manifesti molto coraggiosi che era riuscita a far uscire clandestinamente di prigione.
Al processo, tenutosi il 2 novembre 1793, non le venne concesso nemmeno un difensore d’ufficio e la si accusò di aver fomentato la guerra civile che dissanguava il paese, lei che aveva sempre condannato ogni atto di violenza.
Venne condannata a morte, alla ghigliottina, la sua voce era un fardello troppo pesante da sopportare. È stata seconda donna giustiziata dopo la regina Maria Antonietta, il 3 novembre del 1793, con l’accusa di aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica.
Olympe de Gouges è stata una donna che ha osato pensare come un uomo, è stata ritenuta colpevole di aver criticato la rivoluzione francese e di essersi fatta portavoce dei diritti delle donne e di tutti coloro che avevano subito ingiustizie.
Una personalità che non dovremmo lasciar smarrire nel dimenticatoio della storia.
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