Romaine Brooks, pittrice statunitense, è stata un’artista insofferente a qualsiasi convenzione e definizione, un’intellettuale ribelle, nomade, sessualmente libera e inquieta.
Ha fatto parte della scena culturale della Rive Gauche parigina degli anni Venti del secolo scorso e di Amazones movimento di artiste incendiarie capeggiato dalla scrittrice Natalie Clifford Barney.
La sua pittura, costituita essenzialmente da ritratti, si contraddistingue per l’infinita gamma di sfumature della tonalità del grigio che conferisce alle opere un’atmosfera unica e suggestiva, enfatizzando l’elemento psicologico.
Ha dipinto donne famose, con molte delle quali ha avuto una relazione amorosa come Gluck, la marchesa Luisa Casati, Ida Rubinstein e uomini come Jean Cocteau e Gabriele D’Annunzio, che la chiamava Cinerina perla sua predilezione ai colori grigi.
Nata col nome di Beatrice Romaine Goddard il 1° maggio 1874, a Roma, dove sua madre, Ella Waterman, si trovava per caso. Il padre, alcolizzato, era scomparso dalla scena poco dopo la sua nascita. Cresciuta coi nonni, era stata rinchiusa in vari collegi e istituti religiosi che avevano sortito l’effetto opposto a quello che si sarebbero immaginati.
Livera, ribelle e androgina, invece di sposarsi con un buon partito, a vent’anni era andata a vivere a Parigi, dove ha passato gran parte della sua esistenza tranne periodi italiani tra Capri e Roma, dove ha frequentato la Scuola Nazionale d’Arte, tra le poche aperte alle donne.
Nel 1903 ha sposato John Ellingham Brooks, pianista omosessuale che ha mantenuto fino alla sua morte e di cui ha tenuto il cognome.
Fedele al suo talento e godendo del privilegio della ricchezza, da pittrice, ha sempre scelto committenti e persone da ritrarre.
Nel 1910 ha tenuto la sua prima personale a Parigi, esponendo ritratti femminili e alcuni studi di nudo.
Durante la Prima Guerra Mondiale ha dipinto La France Croisée, in cui una donna in primo piano posa con dignità e risolutezza mentre la città alle sue spalle viene data alle fiamme. Riprodotto in uno speciale opuscolo, completato da una poesia di D’Annunzio, era stato venduto per raccogliere fondi per la Croce Rossa e altre organizzazioni coinvolte nello sforzo bellico.
È stata premiata con la Legion d’Onore per i servizi resi dalla sua arte allo stato francese.
Ha avuto tanti amori e relazioni erotiche, la persona più importante della sua vita è stata Natalie Barney, il loro legame è durato cinquanta anni tra viaggi, separazioni, progetti culturali e altre partner.
Durante la Seconda guerra mondiale ha vissuto in una villa vicino Firenze, per poi trasferirsi a Nizza dove è rimasta fino alla fine dei suoi giorni.
Nel 1970, poco prima di morire, una grande mostra allo Smithsonian Museum di Washington l’ha risollevata dall’oblio consacrandone il successo. Ha donato all’istituzione gran parte dei suoi lavori.
Si è spenta il 7 dicembre 1970 a Nizza.
Attraverso l’arte ha espresso la sua indipendenza e il rifiuto a conformarsi alle aspettative sociali. Ha rotto gli schemi assecondando le sue pulsioni e passioni, adottando uno stile si discostava da ogni genere e comportamento.
Per la sua libertà e la verità con cui ha vissuto la sua fluidità sessuale, è considerata un’antesignana icona Lgbtq+.
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