Suzi Quatro, cantautrice, polistrumentista e attrice, è stata la prima bassista a diventare una rockstar.
Regina incontestata del pop britannico, nonostante sia nata negli Stati Uniti, ha venduto oltre 50 milioni di dischi in tutto il mondo e, ancora oggi, continua a esibirsi dal vivo.
Negli anni Settanta, esile e minuta, cantando e suonando il basso, completamente vestita in pelle e carica di adrenalina, capitanando una band tutta maschile, ha prodotto una serie di singoli che hanno scalato le classifiche in Europa e Australia.
È nata col nome di Susanna Kay Quattrocchi a Detroit il 3 giugno 1950 da Helén Sanislay, di origine ungherese e Arturo Quattrocchi, di origini italiane. Il cognome, difficile da pronunciare, quando il nonno italiano era arrivato negli Stati Uniti, era stato registrato come Quatro.
In una casa piena di strumenti, ha iniziato suonando pianoforte e percussioni. Aveva cinque anni quando ha visto Elvis Presley in tv e ne è rimasta folgorata, decidendo che voleva diventare come lui. A otto suonava i bonghi nella jazz band di suo padre, l’Art Quatro Trio e a quattordici ha iniziato a suonare il basso e si è unita alla band delle sorelle Pleasure Seekers che si esibivano nei locali indossando minigonne e parrucche. Il gruppo, nel 1969, ha cambiato il nome in Cradle.
Si esibivano in un locale quando è stata notata dal produttore inglese Mickie Most che, nel 1971 ha deciso di lanciarla nel Regno Unito, dove è andata a vivere e ha fatto la sua fortuna.
Con la band che portava il suo nome, ha aperto i tour di importanti gruppi fino a quando, nel 1973 è arrivato il successo internazionale con Can the Can, che ha raggiunto la prima posizione in tutte le classifiche europee e australiane. A ruota sono seguiti 48 Crash, Daytona Demon e Devil Gate Drive.
Decisa a sfondare nel suo paese d’origine, nel 1974 è tornata in America con i suoi successi ma, nonostante suonasse con Alice Cooper, la fama negli Stati Uniti è arrivata solo quando è entrata nel cast della fortunata serie tv Happy Days con il ruolo di Leather Tuscadero. Tutto il resto della sua carriera si è svolto all’estero, soprattutto in Inghilterra.
Nel 1978 If You Can’t Give Me Love ha raggiunto i primi posti nelle classifiche britanniche e australiane e Stumblin’ In, un duetto registrato nello stesso anno con Chris Norman, è arrivato al quarto posto negli Stati Uniti. Entrambe le canzoni appaiono nell’album If You Knew Suzi.
Nel 1985 ha collaborato con Bronski Beat, The Kinks, Eddie & the Hot Rods e Dr. Feelgood per una versione di Heroes di David Bowie realizzata nel per il documentario Children in Need della BBC..
Oltre a suonare in giro per il mondo, ha condotto programmi radiofonici sul rock, recitato a teatro e in diversi film e serie televisive.
Nel 2007, ha pubblicato la sua autobiografia Unzipped. Due anni più tardi, è stata nominata dalla BBC tra le dodici regine del pop britannico
Nel 2010, è stata la protagonista del ‘Girls Night Out‘ al Festival dell’Isola di Wight ed è stata inserita nella Michigan Rock and Roll Legends Hall of Fame, in seguito a una votazione online.
Nell’aprile 2013 si è esibita in America per la prima volta dopo trent’anni, ai Detroit Music Awards, e ha ricevuto il Distinguished Lifetime Achievement Award dalle mani della sorella Patti.
Nel 2016 è stata insignita con un dottorato ad honorem dall’Anglia Ruskin University di Cambridge e nel 2020 ha ricevuto l’Icon Award dalla Women’s International Music Network.
Il documentario sulla sua vita dal titolo Suzi Q è del 2019.
L’ultimo disco pubblicato, nel 2023, è Face to Face con KT Tunstall.
La grintosa ragazza in pelle, dopo quasi sessant’anni di carriera, non ha alcuna intenzione di lasciare i palchi e abbandonare gli strumenti.
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