Walkiria Terradura
Partigiana a capo del settebello, specializzata in sabotaggi. Medaglia d'argento al valore militare.
Facevamo le pattuglie e le staffette. Combattevamo. Andavamo a prendere le informazioni nei paesi vicini, ci vestivamo da contadine, ci mettevamo i fazzoletti e partivamo. Abbiamo avuto un ruolo molto più complesso di quello degli uomini.
La Resistenza non è fatta solo dagli uomini, è stata paritaria.
Pensate alle donne contadine che non hanno avuto uno straccio di riconoscimento mai, e nessuno ne ha mai parlato per anni, ci hanno curato, ci hanno ospitato nelle loro case, hanno diviso quel poco che avevano con noialtri, sono state delle donne meravigliose.
Walkiria Terradura partigiana e medaglia d’argento al valore militare.
Nata a Gubbio il 9 gennaio 1924, suo padre, avvocato e fervente antifascista, più volte arrestato e definitivamente liberato solo dopo la caduta di Mussolini, le aveva trasmesso l’odio verso la dittatura. Già al liceo, per il suo atteggiamento sprezzante verso il regime, aveva suscitato l’attenzione del fascio locale e fu più volte interrogata in Questura e redarguita severamente. Frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia quando, il 13 gennaio 1944, durante l’occupazione tedesca, i fascisti dell’OVRA fecero irruzione nel palazzo dei Duchi di Urbino in cui la famiglia risiedeva per catturare nuovamente il padre Gustavo ed è stata lei a trarlo in salvo in modo quasi rocambolesco.
Quando i nazifascisti se ne tornarono nelle loro caserme dopo otto ore di inutili ricerche, si è spostata tra i monti del Burano che separano l’Umbria dalle Marche, unendosi alla Quinta Brigata Garibaldi di Pesaro col nome di battaglia di Walkiria.
Da sottotenente aveva assunto il comando di una squadra di sei uomini, il Settebello, che era specializzata in sabotaggio: facevano saltare ponti, organizzavano agguati, rendevano impossibile la vita alle truppe nazifasciste impegnate nella zona.
Un giorno, dopo l’ennesima azione, accompagnata da un solo gregario, ha messo in fuga un intero reparto nemico a colpi di bombe a mano, consentendo tra l’altro ai partigiani di appropriarsi di armi e mezzi abbandonati.
Nonostante gli otto mandati di cattura spiccati nei suoi confronti dai nazifascisti che giravano con una sua foto per trovarla, non è mai stata catturata.
Sposata con il capitano dell’Oss Alfonso Thiele, dopo la guerra si era trasferita con lui negli Stati Uniti. Dopo essere stata posta sotto l’attenzione poliziesca del maccartismo, aveva deciso di tornare in Italia dove ha continuato il suo attivismo politico nel PCI e soprattutto dell’ANPI di cui ha fatto parte a lungo degli organismi di dirigenza nazionale.
Ha scritto numerosi articoli sull’esperienza partigiana, arricchendo le fonti storiografiche con lo straordinario punto di vista di donna combattente.
Alla fine della guerra è stata nominata sottotenente e, con decreto presidenziale del 26 giugno 1970 e ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana con la seguente motivazione: «Donna dotata di forte e generoso animo, entrava, malgrado la giovane età nelle formazioni partigiane della sua zona portandovi entusiasmo e fede. In lunghi mesi di lotta partecipava a numerose azioni contro il dotato avversario, mettendo in luce non comuni doti di coraggio e di iniziativa. Dopo essere riuscita con la squadra da lei comandata a fare saltare un ponte stradale, accortasi del sopraggiungere di un reparto avversario, incurante della grande sproporzione delle forze, attaccava con bombe a mano, di sorpresa, con un solo gregario l’avversario, infliggendogli dure perdite, ponendolo in fuga, recuperando altresì gli automezzi e le armi abbandonate. Valido esempio di determinazione, coraggio e alto spirito patriottico. Marche, 4 ottobre 1943-27 agosto 1944».
Fino all’ultimo ha continuato a tenere viva la memoria dell’antifascismo e della lotta partigiana, tra incontri pubblici e racconti, molti dei quali sono stati pubblicati da Patria Indipendente.
Una volta, chiamata a fare da consulente per un film a tema militare, ha stupito l’intera troupe montando e smontando uno Sten in appena tre minuti.
La sua storia è presente in diversi libri ed è stata protagonista di Walkiria, una guerrigliera sull’Appennino, docufilm di Gianfranco Boiani e Giorgio Bianconi.
Ha lasciato la terra quasi centenaria. Si è spenta a Roma il 5 luglio 2023.
https://www.unadonnalgiorno.it/walkiria-terradura/