Anche la violenza ha a che fare con il mondo adulto che, come lo conosciamo, è un mondo maschile. E questa questione degli uomini ha a che fare con un movimento sociale molto rigido di colonizzazione. Vengono colonizzati i corpi. La terra, la donna, la patria sono soltanto elementi di consumo a loro disposizione. Come se gli appartenessero.
Yuliana Ortiz Ruano è una scrittrice e poeta ecuadoriana.
È nata nel 1992 a Valdez, nella provincia di Esmeraldas, una delle zone più povere e turbolente di un paese dove il numero dei femminicidi e delle gravidanze precoci è altissimo.
La sua prima opera è la raccolta di poesie Sovoz del 2016 a cui è seguita, nello stesso anno, Canciones desde el fin del mundo e Cuaderno del imposible regreso a Pangea del 2021.
Oltre a scrivere, coltiva la sua passione per la musica facendo la dj.
Il suo primo romanzo, Febbre di Carnevale, del 2022, raccomandato da Vanity Fair, ha riscosso, da subito, favori entusiasti dalla critica internazionale.
Il libro, che contiene anche diverse poesie e un indice delle canzoni citate che si possono ascoltare, mentre si legge, attraverso un QR code, ha il punto di vista di Ainhoa, ragazzina che vive negli anni della grande crisi economica (1998-99) e passa giorni interi arrampicata sugli alberi del giardino della nonna a osservare, con infinita curiosità, il mondo che la circonda.
Una bambina felice che si incupisce con l’avvicinarsi dell’adolescenza, quando i mutamenti del corpo la espongono al «terribile amore» degli uomini.
“Crescere è non poter aprire bocca quando le cose ti fanno schifo, ho pensato, ma non ho detto nemmeno quello ad alta voce; tanto, nessuno mi ascoltava“.
Vi si trovano episodi di violenza mai messi a fuoco, segreti che si tramandano di generazione in generazione. Ci sono famiglie allargate e uomini prepotenti, un labirinto di scene via via più angosciose dove la protagonista si perde, come in un bosco orgiastico e musicale. L’amore viene ritratto come qualcosa di terribile, anche quello paterno. Ricordi che ripercorrono la sua storia e quella delle donne che l’hanno cresciuta, in una sorta di memoria musicale. Un romanzo dove la lingua, la famiglia e il luogo sono indissolubilmente legati.
“Per pensare all’amore e riparare tutta questa violenza che abbiamo subito è necessario ripensare da zero le categorie di uomo, di adulto e dello sviluppo del progresso in assoluto” sottolinea l’autrice, in un’intervista.
La festa e, in particolare, il Carnevale, soprattutto in America Latina e in tutta la zona dei Caraibi, è uno spazio nel quale le persone nere, afro discendenti, indigene, possono essere veramente loro stesse e recuperare quella cultura che è stata soppressa, eliminata dalla colonizzazione.
Il luogo in cui la storia si dipana è una presenza densa e palpabile, con odori grevi, colori violenti, gente orgogliosa della propria discendenza africana e tanta musica.
Il romanzo ha vinto il Premio IESS, per la ricchezza dei riferimenti culturali, la capacità di scrittura e la solidità della costruzione narrativa.
È stata premiata la sicurezza della scrittura che oscilla tra un registro fortemente popolare e sprazzi di sorprendente liricità; una lingua dotata di un ritmo, di una misura e di uno stile capaci di toccare, dietro un’apparente levità iniziale, temi come la condizione delle donne e delle bambine in una società patriarcale, le violente dinamiche tra i sessi, l’emigrazione, la crisi economica ecuadoriana e la dollarizzazione degli anni ’90, introducendo chi legge nella comunità afrodiscendente dell’Ecuador e le sue enormi ricchezze culturali.
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