Zanele Muholi
Attivista visiva che esercita l’arte, la sua macchina fotografica è uno strumento di denuncia contro i soprusi e la marginalizzazione della comunità LGBTQIA+ nera sudafricana.
Zanele Muholi si definisce un’attivista visiva che esercita l’arte. La sua macchina fotografica è uno strumento di denuncia contro i soprusi e la marginalizzazione della comunità LGBTQIA+ nera sudafricana.
Indaga instancabilmente temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali.
Gli scatti, sempre in bianco e nero e spesso autoritratti, ormai esposti in tutto il mondo, rappresentano un mezzo per affermare la necessità di esistere, la dignità e il rispetto a cui ogni essere umano ha diritto.
Nata a Umlazi, in Sudafrica, il 19 luglio 1972, sin da giovanissima si è sentita differente, notando che non c’erano immagini di corpi neri nei mainstream, ha avvertito la necessità di utilizzare la fotografia per sfidare l’approccio ai racconti spesso fraintesi da chi si trova al potere.
Ha iniziato come fotoreporter per Behind the Mask, fanzine online con cui ha documentato crimini e aggressioni contro la comunità lgbtq+, subendo anche devastanti conseguenze personali.
Nel 2002, ha contribuito a fondare il Forum for the Empowerment of Women, organizzazione lesbica nera dedicata a fornire uno spazio sicuro dove incontrarsi e organizzarsi.
Ha conseguito un Master of Fine Arts alla Ryerson University di Toronto con una tesi sulle rappresentazioni visive del lesbismo nero nel Sud Africa post-apartheid.
Fa parte del collettivo Inkanyiso che ha prodotto un poderoso archivio LGBTI il cui motto è Produrre, educare, diffondere.
Nel 2010 ha co-diretto il documentario Difficult Love, presentato in vari festival internazionali, il suo primo approccio alla filmografia era stato quattro anni prima col corto, Enraged by a Picture.
Nel 2013 è stata nominata professoressa onoraria di cinema e fotografia presso l’Accademia di Brema, in Germania.
Negli ultimi anni è diventata una delle artiste più rappresentate. Dopo aver esposto allo Stedelijk Museum di Amsterdam (2017), al Museo de Arte Moderna di Buenos Aires (2018), alla Biennale di Venezia (2019) e al Gropius Bau di Berlino (2021), nel 2023 è toccato a Parigi, alla Maison Européenne de la Photographie e al Mudec di Milano.
Figura unica nel mondo dell’arte contemporanea internazionale, le sue fotografie hanno innescato un’importante discussione su questioni come identità e attivismo politico. I suoi lavori documentano, fanno sorgere domande, hanno il potere di cambiare la prospettiva sul mondo, ci costringono a ripensare al concetto stesso di rappresentazione.
Ha scelto di farsi chiamare soltanto col suo cognome, Muholi, e parla di sé usando il plurale generico they. Ha rinunciato alla sua identità di genere per poter meglio rappresentare un’identità collettiva.
#unadonnalgiorno