Sono italiana, sono ivoriana, quando vado là dicono “è arrivata l’italiana” e quando sono qui “è arrivata l’ivoriana”.
Zaynab Dosso, velocista, è stata quattro volte campionessa nazionale dei 60 e 100 metri piani.
È nata il 12 settembre 1999 a Man, in Costa d’Avorio. A dieci anni si è trasferita a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, per ricongiungersi con i genitori, arrivati in Italia nel 2002.
Appassionata di basket, ha iniziato a praticare l’atletica leggera a 13 anni. Nel 2016 è diventata cittadina italiana e nel 2021 si è trasferita a Roma.
Dalle sue prime apparizioni in pista ha dimostrato una quasi costante superiorità sulle coetanee. Agli Europei U18 del 2016 ha mancato il podio individuale per un centesimo, ma ha contribuito con una frazione di 200 metri al bronzo della staffetta mista.
Nella stagione indoor 2018 ha sfiorato il record italiano dei 60 juniores con 7.36.
In quella del 2022 ha eguagliato due volte il record italiano nei 60 metri di 7.19, fino a migliorarlo con 7.16 ad Ancona e 7.14 ai Mondiali di Belgrado, poi nei 100 è scesa a 11.19, seconda azzurra di sempre.
Bronzo nella 4×100 agli Europei di Monaco dove ha corso in finale sui 100 metri, ha pareggiato nel 2023 il suo record italiano di 7.14 nei 60 indoor mentre ai Mondiali con la 4×100 si è piazzata quarta dopo il record di 42.14 in batteria.
Nel 2024 ha migliorato tre volte il primato italiano dei 60 indoor fino a 7.02 conquistando la medaglia di bronzo ai mondiali indoor di Glasgow.
La sua splendida carriera agonistica non le ha certo risparmiato insulti razzisti e intimidazioni, una volta le hanno addirittura lanciato dei sassi solo per il colore della sua pelle.
In un’Italia sempre più multiculturale, dove ormai siamo alle seconde e anche terze generazioni di giovani di origine straniera, è vergognoso che ancora si debba fare i conti con l’ignoranza e la discriminazione.
Applaudita in campo e molestata nella vita comune. È questa la triste realtà di una campionessa che vive in un paese che non guarda avanti e ancora si sofferma alla pigmentazione della pelle per esternare la propria bassezza e deriva reazionaria. Quando le cose cambieranno, per lei e per tutte le altre persone ancora vittime di discriminazione, sarà sempre troppo tardi.
Per lei e per tutte le persone che ancora devono guardarsi le spalle quando camminano per strada, non bisogna smettere di indignarsi e educare al rispetto delle differenze.
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